ortofrutta

Ortofrutta

orto2Nella mezzadria, una cultura aziendale autarchica, il lavoro ortolano era curato dalle donne. L’ortofrutticoltura regionale nasce dalla loro operosità. Il tocco femminile traspariva da mille particolari: la precisione nell’incannare i pomodori, intramezzare i filari con fiori,….
Tradizioni che, grazie al microclima, si sviluppano in particolare, in due giardini agricoli naturali: le valli dell’Aso e del Tronto, dove crescono quasi tutte le varietà. I prodotti più noti sono i broccoli, i cavolfiori di Fano (tardivo) e Jesi (primaticcio). Il cavolfiore ha avuto una sua culla naturale nelle Marche, dalle quali è partito per molti Paesi europei. Oggi è il prodotto più interessante e sta di nuovo decollando.
Il carciofo precoce di Jesi (o violetto) e quello ascolano.

Pare che Caterina dé Medici ne fosse un’estimatrice. E’ coltivato per la produzione dei capolini e l’estrazione di principi farmaceutici. Il precoce di Jesi, raccolto i primi di marzo, si differenzia per l’assenza di fitofarmaci, la fragranza, la tenerezza ed il maggior numero di foglie commestibili.
Sono pregiati anche i finocchi di Loreto, l’insalata scarola e i gobbi del maceratese.
Le fave (in particolare quella di Ostra) e la cicerchia da sempre rappresentano un alimento sia per l’animale che per l’uomo. Dopo anni di assenza stanno tornando nei menù dei migliori ristoranti.
E ancora la patata rossa dell’altipiano maceratese di Colfiorito, indenne da parassiti, e i fagioli bianchi del Tronto.
Le colline maceratesi, in concorrenza con Sassoferrato, sono il territorio della migliorealbicocca, mentre da Serrugarina viene la pera Angelica.
Nell’ascolano sono rinomate anche le pesche della Val D’Aso, zona dove il  pesco, originario cinese, trova terreno ideale e mitezza nelle temperature e piovosità. Ma anche le piccole ma saporitissime da non trovarne altre (cosi definite da Orazio) mele rosa di Amandola, e le pere acucuccetta di S.Emidio. Entrambe, però, rischiano l ‘estinzione.
Gli alberi rustici di tutta la fascia collinare marchigiana danno vita ad una gran quantità divisciole e amarene di Cantiano, prugnoli e mele cotogne. Frutti usati soprattutto per gustosissime marmellate tipiche e dolci.
Stessa sorte tocca alla frutta di rovo: le more ad esempio, o il corbezzolo, che però oggi è una varietà protetta. Le piante ufficiali, già descritte nel ’500 dai naturalisti marchigiani, hanno un ruolo interessante come mercato di nicchia.
Le Marche sono fra le prime tre regioni produttrici italiane, alle quali attingono copiosamente le industrie farmaceutiche, quelle profumiere e alimentari. Sono piante in origine spontanee; le principali coltivate nel territorio montano e collinare, sono il coriandolo, la passiflora e illevantino o ancora anice verde, issopo, lavanda, menta, salvia…